Un film “kolossal” degli anni ’40

È il 1941 e nelle sale cinematografiche esce un film che all’epoca è considerato un vero e proprio kolossal: I promessi sposi. Regista del film, ispirato all’omonimo romanzo di Alessandro Manzoni, è Mario Camerini, mentre la casa di produzione è la Lux Film, che non risparmia davvero sulla disponibilità dei mezzi tecnici e sulla composizione del cast.

Particolarità del film è l’uso del sonoro, dopo che altre pellicole ispirate allo stesso romanzo erano stati tutti girati come “film muti”.

Lucia Mondella (Dina Sassoli)

Particolarmente impegnativa si manifesta la formazione del cast. Mentre per il ruolo di Renzo Tramaglino viene fin da subito scelto un già affermato Gino Cervi, per il ruolo di Lucia Mondella le cose si complicano abbastanza. Dopo innumerevoli provini e concorsi non andati a buon fine, viene scelta Dina Sassoli, attrice esordiente.

Renzo Tramaglino (Gino Cervi)

Il film è un vero successo, e riscuote pareri molto positivi sia da parte del pubblico che della critica. Il successo si registra anche al botteghino, infatti per il film è record, nella stagione 1941/42, con incassi per ben 18 milioni e mezzo di lire.

Don Abbondio e la Perpetua
Lucia a colloquio con la Monaca di Monza
L’incontro fra Padre Cristoforo e Don Rodrigo
Lucia, Padre Cristoforo, Renzo e Agnese

Reflekta – Reflex Biottica

La Richter Reflecta (poi Refleckta, nella produzione post-bellica) è una fotocamere del tipo “biottica” che ha avuto molto successo a partire dagli anni ’30 fino a tutti gli anni ’50 del ‘900. Motivo del successo, analogo a quello di altre della stessa tipologia, è da ricercarsi principalmente nel ricordare, nella forma e in parte delle caratteristiche  tecniche, la fotocamera biottica più famosa sul mercato di quel tempo: la “mitica” Rolleiflex.

La macchina era dotata di un mirino a pozzetto, dunque con visione reflex dall’alto, e di un mirino sportivo, che si rendeva disponibile aprendo la finestrella presente nel coperchio del pozzetto.

Lo schermo di messa a fuoco era smerigliato, con lente condensatrice. L’esposizione avveniva in modo manuale.

L’otturatore, meccanico, era incorporato nell’obiettivo. I tempi di posa andavano da 1/8 di secondo a 1/200 di secondo, più la posa B. Permetteva inoltre la sincronizzazione del lampeggiatore con tutti i tempi di posa.

I due obiettivi erano:

  • il superiore, attraverso il quale avveniva la visione della scena, un ROW Pololyt f/3,5 75 mm;
  • l’inferiore, attraverso il quale avveniva la ripresa, un ROW Pololyt f/3,5 75 mm.

L’avanzamento della pellicola avveniva mediante la rotazione di 360° delle manopola posta sul lato destro del corpo macchina.

Le dimensioni: 100x90x135 millimetri; il peso: 840 grammi.

Ensignette N. 2

Questa Ensignette N. 2  è un modello del 1912, prodotto in Inghilterra  dalla Houghtons Ltd di Londra.
L’obiettivo è rappresentato da una lenta acromatica a menisco; il diaframma permette tre valori di apertura: f/11, f/16, f/22.
L’otturatore è a due lame. Le pose T e I possono essere impostate mediante un apposito selettore situato in basso a sinistra del frontalino.
L’apparecchio monta una pellicola nel formato 6,2″ x 3″, a rotolo con supporto cartaceo.
L’avanzamento della pellicola è indicato in una finestrella rossa, non accoppiata all’otturatore, posta al centro della parte posteriore del corpo macchina.
Il corpo macchina è in ottone, verniciato di nero. Il  soffietto in pelle.

Ensignette N. 2

Voigtländer Braunschweig

La macchina fotografica prende il nome dalla località tedesca – Braunschweig – dove nel 1849 venne trasferita la sede della società, e dove si iniziarono a produrre apparecchi fotografici. L’azienda originaria era stata invece fondata a Vienna nel 1756, da Johann Christoph Voigtländer, per la produzione di strumenti ottici e altri attrezzi scientifici.

Voigtlaender Bessa Braunsghweig

La macchina, prodotta alla fine degli anni ’20, utilizza pellicola nel formato 120.
E’ dotata di un obiettivo Voigtar Anastigmat f:7.7; il diaframma ha aperture da f:7.7 a 22.
Tempi di posa: 1/25, 1/50, 1/100, B e T.

Kodak Six-16 Brownie Junior

Il modello Six-16 Brownie Junior posto sul mercato dalla Kodak  a partire dal febbraio 1934 (rimarrà in produzione fino al 1942) rientrava nella strategia commerciale dell’azienda, orientata a offrire macchine fotografiche molto semplici da usare – “punta e scatta” – adatte a chiunque; tale strategia sfruttava anche la leva “prezzo”, inizialmente fissato in appena 2,25 $.

La principale caratteristica di questo modello, e dell’analogo modello Six-20, è il frontale in metallo decorato in stile Art Déco. Si dice che tale scelta estetica sia stata assunta nell’ottica generale del mercato di offrire prodotti che, in vario modo, potessero contribuire ad assecondare il desiderio “americano” di lasciarsi alle spalle le difficoltà e le avversità prodotte dalla “grande crisi” del ’29.

Priva di qualunque strumento di regolazione, la macchina, che monta una semplice lente a menisco, è predisposta per una pellicola nel formato 616. Ciò permette di ottenere negativi che si prestano molto bene a realizzare stampe per contatto nel formato 2 1/2 x 4 1/4″, corrispondenti a 6,35 x 10,80 cm ca.

Agfa Schulprämie Box Camera

Prodotta intorno al 1930, la Schulprämie è una fotocamera che espone pellicola nel formato 120.

Agfa Box Schulprämie

La Schulprämie fu così chiamata in quanto veniva spesso data in premio nelle scuole tedesche agli studenti più meritevoli; “Schulprämie“, infatti  significa  “premio scolastico”. Nelle macchine di questo modello il nome è impresso sul laccino.

La Agfa produsse negli anni ‘30 e ‘40 una quantità incredibile di queste fotocamere; la maggior parte aveva il rivestimento di colore  nero, tuttavia sul mercato erano disponibili anche modelli in una doppia tonalità di blu.